Gli anni 2020 e 2021 hanno rappresentato una inattesa e difficile sfida per la società, il welfare state e il Servizio Sanitario Nazionale. La pandemia COVID-19, con il suo enorme impatto sui Servizi Sanitari, ha determinato da un lato la necessità di garantire sul territorio modelli di assistenza sanitaria domiciliare e di prevenzione dell’ospedalizzazione, dall’altro di contenere la circolazione del nuovo virus, “riscoprendo” attività tradizionali nel mondo della Sanità Pubblica, quali le misure igienico-sanitarie diffuse sul territorio, l’isolamento, l’indagine epidemiologica dei contatti e la quarantena.
La pandemia ha sortito il paradossale effetto di accelerare alcuni processi la cui evoluzione, pur pianificata e teorizzata, risultava cristallizzata o quanto meno rallentata dalla necessità di contemperare l’evoluzione alla gestione della materia corrente: basti pensare alla rapida attivazione della diagnostica di prossimità, all’applicazione di modelli di telemedicina, alla necessità di garantire processi formativi per il personale sanitario con modalità on line o alla flessibile ridefinizione delle attività cliniche e vaccinali.
La pandemia ha altresì messo in crisi il modello dell’efficienza dei Servizi Sanitari, evidenziando come il modello assistenziale universalistico deve essere resiliente e capace di adattarsi a cambiamenti imponderabili e imprevedibili; questo mal si concilia con politiche sanitarie condizionate dal mantra del contenimento dei costi quale motivo fondante. L’emergenza sanitaria ha fatto (ri) emergere l’importanza della Sanità Pubblica e della Prevenzione nel Sistema Sanitario come elemento fondamentale nella risposta alle epidemie, ma anche a tutte le minacce per la salute individuale o collettiva, siano esse di natura infettiva, ambientale o basate su fattori di rischio comportamentali. Per questo il processo di “ammodernamento indotto” dall’emergenza COVID-19 deve essere trasformato in una opportunità di reale e strutturale rafforzamento della Sanità Pubblica per la tutela del diritto alla salute delle persone e delle comunità.
La fine della pandemia va intesa, infatti, come l’occasione in cui, alla luce della lesson learned, si realizza un processo di accelerazione dell’evoluzione dei modelli organizzativi, delle competenze professionali e delle tecnologie in termini sempre più congruenti rispetto alla necessità di un approccio complessivo e integrato per la prevenzione delle malattie e la risposta al bisogno di salute delle persone.